Porca miseria, amico. Sai? Hai proprio ragione. Sta parecchio sulle palle anche a me… Sapessi quant’è scomoda quando rincorro il ladro che ha appena scippato tua madre, o quanto mi fa sudare mentre cerco di bloccare il gradasso che sta picchiando tuo fratello, o quanto tira da tutte le parti mentre sono in auto a cento all’ora per inseguire quello che ha rubato la Smart di tua moglie. Hai ragione, non è affatto pratica. E non lo è neanche quando sfreccio in mezzo al traffico per arrivare a casa tua e farti sentire al sicuro, oppure quando scavo a mani nude tra i detriti per tirare fuori qualche corpo rimasto intrappolato tra le macerie di un terremoto violento ed impietoso, o ancora quando il caldo mi soffoca e a stento riesco a governare il mio idrante per spegnere le fiamme che stanno bruciando l’asilo di tuo figlio, o quando mi tuffo tra le onde per salvare quei disgraziati abbandonati in mezzo al mare. Quel cinturone, poi, che ti stringe l’addome e ti impedisce i movimenti. Immagina quando devo azzuffarmi con lo spacciatore che ha venduto la droga a tua figlia, o quando devo affrontare un rapinatore che mi punta la pistola in faccia, o quando allo stadio ti metto al riparo dall’odio e dalla sregolatezza. O ancora quando dentro un blindato incandescente trasporto un mafioso in un’aula di Tribunale e l’allarme radio mi fa tremare le vene dei polsi, o quando sorveglio tutto il giorno chi ha fatto tanto male alla povera gente. E quella cravatta? Sì, hai proprio ragione da vendere. Quella fastidiosissima cravatta che mi strozza quando cerco di mettere in salvo una brava persona come te, ferita dai rottami di una macchina e intrappolata in mezzo alle lamiere, senza mai chiedermi chi possa essere o che lavoro possa fare. E sapessi quel berretto come mi diventa stretto quando leggo frasi come questa scritte sui muri o sulle facce della gente che proteggo, a discapito del mio tempo libero, dei miei affetti, della mia serenità. Già, perché nessun mestiere è un mestiere a costo della propria serenità, sai?
Grazie. Grazie per averlo pensato e soprattutto per averlo scritto sul muro in modo che ognuno possa ricordarselo sempre. Ma sai una cosa, amico? Dovresti provare ad indossarla quella divisa. Dovresti farlo davvero. Almeno una volta. Ti stupiresti della potenza che sprigiona quella sottile stoffa di lana pettinata. E ti stupiresti di come ogni tuo gesto, ogni tuo sacrificio, ogni tuo proposito acquisti ogni volta un senso nel tutto di cui sei parte. Ti stupiresti di come te la sentiresti cucita addosso come se fosse il più perfetto degli abiti che hai, di quelli da cui non vuoi mai separarti e che conserveresti nell’armadio per una vita intera. E poi ti chiederesti molte cose; ti chiederesti da dove arrivino quel coraggio, quella devozione, quell’audacia, quella passione, quella dedizione assoluta che non sospettavi minimamente di possedere. E allora, ne sono certo, immobile davanti al tuo graffito, sorridendo, mi diresti: “hai ragione, amico mio. Qui c’è di mezzo un cuore grande così. Questa è la cosa più preziosa che hai. Questa è la cosa più preziosa di cui potevi farmi in dono.”
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